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domenica 26 febbraio 2012

DONNE a orgasmo multiplo

Il ciclo DONNE continua con le DONNE a orgasmo multiplo.
Per cortesia tenete a freno il sussulto dei ricordi, dei desideri, del piacere.
Qui le donne a orgasmo multiplo non hanno peculiari pruriti sessuali. Sono donne à la page, voraci e capricciose, che inseguono l’estasi perenne della corsa.
Godono a ripetizione divorando novità, appuntamenti mondani, avventure esotiche, shopping. Concitate e incontentabili respirano freneticamente passioni lampo e pensieri frettolosi. I loro gusti sono evanescenti e rosicchiano emozioni in equilibrio precario tra veemenza e incostanza.
Saltellano da un party al vernissage di una mostra con disinvoltura invidiabile ma sono sempre sull’orlo di una crisi di noia. Addentano sempre, non assaporano mai. Orgasmi multipli fulminei che si afflosciano in un istante, insomma.
D’altra parte, fluttuanti e nevrotiche, non concedono autentico trasporto, niente e nessuno le rapisce davvero dalle distrazioni. Donne che stanno in superficie e hanno messo al bando la devozione a qualcosa o a qualcuno…
Sono le donne che ubbidiscono solo al divieto di sosta!
Abbracciano al volo le circostanze propizie alla loro dipendenza da euforia e adorano le acrobazie per comporre il puzzle delle loro giornate perché avvertono la libertà degli spazi vuoti come un incubo intollerabile.  Le donne a orgasmo multiplo non conservano rapporti con l’umanità forse perché non sono neanche in relazione con la propria interiorità. Per paura, per disarmonia, per insicurezza. Chissà.
C’è sempre un vento vertiginoso che le porta altrove, un’altra ebbrezza da non perdere…
Eppure mostrano una disciplina ferrea nella cura delle opportunità, delle combinazioni, delle prospettive. Quasi che, pur negandolo, inseguissero sempre un valido punto fermo per colmare tanta insoddisfazione.
Con istinto infallibile annusano le situazioni eccitanti e le tendenze in voga, amano esibirsi e cavalcare l’onda, trasudano maniacale attenzione per la loro bellezza. Più che fashion sono donne in giostra . Irruenti e appariscenti, nel luogo giusto al momento giusto.
Energia ad oltranza, tra boutique e presenzialismo nottambulo.
Si potrebbero dire donne viveur dei cui orgasmi, multipli, purtroppo non riesce ad esultare alcuno. Loro sfrecciano, nel palcoscenico gaudente dell’esistenza, sfuggendo all’abbraccio di chiunque voglia immortalare l’attimo!
Non è escluso, ecco, che consumino la loro vita in un rocambolesco falò di frantumi…Impetuosamente irrompono e altrettanto impetuosamente fuggono.
A me viene il sospetto che non siano ciniche d’acciaio ma, piuttosto, anime fragili e inquiete. Vi è da dire però che non muove simpatia quella loro certosina, sebbene apparentemente così incontrollabile e viscerale, ricerca di contesti rampanti…
Le donne a orgasmo multiplo, impenitenti festaiole, sono creature serene? E quanto piacciono?
(Non vi è intento di metodica continuità pertanto i post del ciclo DONNE potranno ben alternarsi nel blog con pezzi di altro genere e tema ma basterà scorrere, spulciare, clickare qua e là per trovare via via tutte le puntate.)

domenica 19 febbraio 2012

La Foca di Rocco Papaleo

Scrivevo questo pezzo nel 2006, ben prima del Festival di Sanremo 2012 che l’ha portata al successo in eurovisione. Ricordavo una canzone che conoscevo già da tanti anni….Eravamo ragazzi, allora, Rocco Papaleo ed io. Questione di decenni, senza specificare troppo!
Bene, l’immagine di Rocco sul palco dell’Ariston in delirio da ballo della foca è stata un’emozione grandissima. La consacrazione di un successo. La sintesi di una carriera intensa, vissuta con zelo, amore, serietà. E un abbraccio caloroso: quello dei ricordi, dei sogni, delle speranze.
Quanta strada da allora, Rocco Papaleo. E ti ritrovo speciale come allora. Un vero e proprio fenomeno, umano e artistico. Non è piaggeria, tu lo sai Rocco…
Ecco, mi entusiasma e mi commuove un po’ la memoria di questi, diciamolo, trent’anni: per me tu sei stato sempre il mattatore Rocco Antonio Papaleo, anche quando la ribalta non ti conosceva ancora.
Con smisurato affetto.

venerdì 17 febbraio 2012

La patta aperta di Rocco Papaleo

Provocazione perfetta.
Sembra una pièce teatrale: La patta aperta, di e con Rocco Papaleo!
L’avevo scritto e ripetuto: proprio perché  riflettori, copertine e commenti sarebbero stati puntati sulla farfallina di Belen come su tutto quello che è scabroso, strillato, tumultuoso, la vera rivoluzione del Festival di Sanremo sarebbe stata la tua presenza, Rocco Papaleo, ovvero il talento intelligente, dignitoso, pregiato.
Un po’ di stizza, capisco. E’ mortificante la condizione di cantanti, musicisti, tecnici, professionisti che, invece di essere protagonisti, restano sullo sfondo, comparse di uno spettacolo in cui a rubare la scena sono quelli che fanno più rumore…Il riferimento culturale della nostra società, perfettamente rappresentata in tv, è la fregola: emergono le figure pacchiane, volgari, sfacciate. Benché dunque la critica non abbia lesinato giudizi positivi sulla tua avventura sanremese ha perso più tempo a inseguire scollature, sterili polemiche, gaffes linguistiche e appariscenze più o meno grossolane.
Nel festival della canzone anche le canzoni, poveracce, non interessano poi tanto…
D’altra parte ciascuno gioca le carte che ha. C’è chi ostenta le intime bellezze e chi può mostrare, lodevolmente, le intime qualità. E se è vero l’assunto iniziale, se cioè i nostri tempi non sono propriamente quelli dell’arte e dell’intelletto, le seconde ovviamente non riscuoteranno mai lo stesso clamoroso successo delle prime, Rocco.
Non darti pena per l’andazzo depravato che non ha il coraggio, la serietà, il buon gusto per indirizzare, ponderare e graduare le attenzioni. Continua con il tuo umorismo sottile: la tua ironia è l’arma migliore per farti beffe di tanta pochezza e mantenere brillante il tuo spirito e la tua fierezza. Non nutrire mai la smania di guadagnare un podio con mezzi e stili che offendono la tua bravura e le tue virtù umane.
Tu sei Rocco Papaleo, caro amico mio. Una luce che non può temere ombre.
E ancora una volta……..grazie! Grazie per FOCA, amore, poesia, malinconia, risate, emozioni. Una fiat 500, tanti anni fa, a Lauria.

giovedì 16 febbraio 2012

Il successo di Rocco Papaleo a Sanremo

Rocco, la critica ha accolto con grande favore le tue prime serate al Festival. I commenti sono veramente positivi, ne sono lieta.
Capisco la “sorpresa”: tu, considerato l’outsider all’Ariston, ti sei subito imposto come un portento. In effetti, come avevo scritto nei giorni scorsi, è un palco che rumorosamente acclama o ferocemente brucia.
In verità non vi era forse da temere per te…Oltre a un talento indiscutibile e a una statura umana decisamente straordinaria, dentro di te ci sono, caro Rocco Papaleo, tesori di inestimabile valore: la Basilicata, ovvero le tue radici, e il teatro, cioè la tua strada nella commedia della vita.
Il tuo bagaglio è per sempre, Rocco. Una ricchezza che ti fa brillare…davvero.
Grazie Rocco. Grazie per tutte le emozioni che mi hai regalato e mi regalerai.

mercoledì 15 febbraio 2012

Rocco Papaleo: un limpido fuoriclasse

La vera rivelazione della prima serata del Festival di Sanremo 2012 sei stato tu, Rocco Papaleo.
Non che tu fossi da scoprire, sei autore, regista e attore già affermato e amato, ma sicuramente eri l’incognita da verificare. Tu sei eccezionale nella dimensione dal largo respiro, nel teatro-canzone o nel tempo lungo di performances articolate. Il palco dell’Ariston avrebbe potuto dimostrarsi inadeguato per le tue espressioni. Io ero con te, caro amico mio, con un affettuoso tifo a distanza, ma ti avrei visto appiattito nel ruolo di conduttore tradizionale e mortificato in quello di intrattenitore in angusti siparietti più o meno comici.
Invece ecco che il palco dell’Ariston ha consegnato al grande pubblico il profilo elevato di Rocco Papaleo, uomo, artista, professionista: protagonista versatile, garbato, signorile. Originalità ed equilibrio. Charme alle stelle, Rocco!
Tu, il conduttore Tecnico. La tua sobrietà, perfetta sintesi di intelligenza, talento, carisma. Una vera lezione d’arte e di stile. Complimenti di cuore, Rocco.
E grazie. Grazie per la tua carica umana, per il tuo senso della misura, per la tua sensibilità. La tua grandezza è lì, nell’eleganza artistica dell’uomo che interpreta la vita e non la urla.
Non è nota da poco, Rocco Papaleo. Nella banalità e nella volgarità dilagante chi, come te, rimane “lucano dentro” merita davvero gloria forever!
Tu non hai bisogno di effetti speciali, di esibizioni sopra le righe.
Goditi il viaggio: tu, Rocco Papaleo, il Treno l’hai preso.
In bocca al lupo per le prossime puntate, tornerò certamente a commentarle ma, ne sono certa, non potranno che confermare il tuo successo.
Che gioia, Rocco! Sono felice, felice per te e…felice (e orgogliosa) di conoscerti.

domenica 12 febbraio 2012

DONNE che non tacciono, mai

Bla bla bla
Il ciclo DONNE prosegue, con scelta ancora piuttosto felpata, con la figura delle logorroiche, nell’espressione più aderente allo spirito della figura cui si fa riferimento è ancor meglio identificarle come donne che non tacciano, mai.
Possono difettare in qualcosa o in quasi tutto ma non in favella!
Vi è da dire che a priori e in termini puramente teorici potremmo ammirare la virtù: oratoria e dialettica sono arti eccellenti e la comunicazione è, comunque, strumento di connessione e apertura. Ma, come ci consegna l’esperienza con queste donne, la parola che esce a fiotti è spesso scollegata ai presupposti, ovvero all’origine, al ragionamento, alla valutazione di valore.
Qui le donne chiacchierone sono quelle creature ciarliere a prescindere…A prescindere dall’occasione, dall’interlocutore, dall’argomento. E, ovviamente, senza alcun filtro di priorità o di adeguatezza.
Così temerarie e fatue da srotolare la lingua a briglia sciolta su una tragedia, un vestito, una questione politica, un panorama, una bibita, una persona con lo stesso tono, la stessa cinguettante ostinazione, l’identica posa da guerriere della parola. Irrefrenabili. Anche nella raffica di domande con la quale investono chiunque capiti loro a tiro. Specie quando non hanno alcun desiderio di ascoltare le risposte e innescano l’interrogativo solo per dar fiato alle trombe: in realtà chiedono conferme, tendono tranelli o sfoggiano qualche presunta conoscenza…
Non è detto siano pettegole, diciamo malignamente linguacciute, ma và da se che una dirompente curiosità e una stridula nota di petulanza combinate con la mancanza totale di dedizione alla delicatezza non possono essere esenti da scivoloni maliziosi e impiccioni.
Non hanno proprio freni, blaterano a ciclo continuo, sono consumate dalla passione del commento, non tengono in alcuna considerazione il buon senso del silenzio o la scelta del momento propizio. A dirla tutta solitamente non hanno neanche un ritmo umanamente tollerabile: esternano freneticamente, quasi in preda ad isteria, come a dar sfogo a un’urgenza incontenibile. La voce concitata che gestisce un discorso prolisso e infarcito di una quantità inafferrabile di deviazioni è un devastante attentato alla pazienza!
Forse dovremmo inchinarci alla loro energia e fantasia e, se vogliamo ritenerla arguzia, all’enciclopedica quantità di pretesti che giustificano il via alla ciancia. Complimentarci per l’intraprendenza e la sicurezza che non fa mai scorgere in loro la paura o il dubbio di essere invadenti o sgradevoli o noiosi. Magari pure ringraziarle per quando ci levano d’impaccio in atmosfere di mutismo imbarazzante o di timida tensione. Ma è difficile dimenticare che spesso più che favorire…impongono la socializzazione.
Impossibile sintonizzarsi con le donne che non tacciono mai.
E’ assai fitto il mistero sul meccanismo di relazione tra intelletto, bocca, realtà di queste signore, viene il sospetto che lavori in una dimensione inafferrabile…
Con qualche affetto è atto di umana clemenza considerare la solitudine e l’irrequietezza cause di questa debordante loquacità?! 

venerdì 10 febbraio 2012

DONNE affamate

Qui comincia il ciclo di avventurosi viaggi nell’universo femminile…Senza pretese di completezza e senza rigore scientifico, per carità, a me garba correre sul filo della realtà con il privilegio di narrare in libertà!
In un gioco che farà sorridere, pensare o arrabbiare, le donne, creature conosciute o sconosciute chissà, saranno freccia e bersaglio.
Una passerella di profili, tra prudenza e sagacia naturalmente…
Non vi è intento di metodica continuità pertanto i post del ciclo DONNE potranno ben alternarsi nel blog con pezzi di altro genere e tema ma basterà scorrere, spulciare, clickare qua e là per trovare via via tutte le puntate.
Il ciclo inizia con una rappresentazione facile e tranquilla, quella delle donne affamate.
Non fate subito balzi nella dimensione un po’ scabrosa un po’ ammiccante delle donzelle a caccia di soddisfazioni carnali. Non alludo ad appetiti sessuali ma alla fame vera, quella alimentare insomma!
Penso alle donne straziate dalle diete, perennemente schiave di bilancia e rinunce, vittime della linea riflessa nello specchio, ossessionate dal pericolo di qualsiasi etichetta o cartellino che superi la taglia 42.
Donne che mangiano con gli occhi piatti di spaghetti, bignè, tavolette di cioccolato, fette di salame, fumanti portate di polenta ma non ricordano più a quando risale l’ultima volta che hanno concesso al palato tanta delizia.
Donne che dopo aver ceduto a una spruzzata di panna sul caffè si puniscono con un giorno di digiuno.
Donne che adorano scoprirsi uno spigolo nuovo, gongolano per un buco in più a stringere la cintura, vanno in brodo di giuggiole se riescono ad infilarsi in un paio di fuseaux senza che qualche rotolino prepotente disegni ingombranti curve e morbidezze. Donne che accolgono con un brivido di eccitazione ogni riferimento alla loro magrezza.
Sono donne estremamente tenaci che, con eroica resistenza, superano brillantemente lo slalom quotidiano tra tentazioni e rigore.
E non andiamo a scomodare il malessere e il complicato tranello della psiche, i casi patologici li lasciamo, con delicatezza e rispetto, ai professionisti e alle cure adeguate. Rimaniamo proprio nello spazio, enorme, di donne che in cruda verità al limite arrivano al disturbo e alle alterazioni dopo…dopo aver prostrato fisico e anima con quella fissazione della “bellezza” in formato scheletro, ecco.
Potreste comunque pensare che non devono amarsi molto o brillare in sicurezza perché inseguono e vogliono mantenere a qualsiasi costo un modello che ritengono piaccia e incontri consensi. Combattono e soffrono per sentirsi più “presentabili e guardabili”, insomma, come se non fosse la loro personalità a renderle belle e apprezzabili…
Peraltro potreste ben credere che hanno semplicemente ceduto alla effimera velleità delle apparenze per un eccesso cerebrale di superficialità…
Entriamo in un campo minato, di psicologia, di schemi culturali, di orizzonti personali, di subdole campagne di mercato, di evanescenze sociali. Ovvero nell’ambito di indagini e valutazioni che lascio a ciascun lettore. Il ciclo DONNE racconta, traccia identikit, leva maschere, solleva veli e, al più, lancia stimoli di riflessione ma si tiene più o meno alla larga dalla presunzione del commento e della spazzolata!
Alla prossima puntata...!

domenica 5 febbraio 2012

L'attesa del piacere


Ben si addice al Campari, che infatti la adotta nella nuova pubblicità, l’evocazione dell’attesa come piacere: attingendo probabilmente alla filosofia di  Gotthold Ephraim Lessing, lo spot recita con grande efficacia “in fondo non è forse vero che l’attesa del piacere è essa stessa piacere”?
l'attesa del piacere è essa stessa piacere
Pregustare innesca tutti i sensi, produce scariche di adrenalina, predispone magnificamente al turbamento delle emozioni. 
D’altra parte ciò che aneliamo a raggiungere, quello che aspettiamo di godere, il momento che tanto desideriamo arrivi potrebbe rivelarsi addirittura deludente rispetto a quelle prepotenti aspettative, a quelle sublimi speranze, a quei luminosi sogni. Non per altro la vera delizia di una festa, di un evento, di una data alla quale abbiamo assegnato gloria è, spesso, la vigilia. Il carico di brama e fantasia è proprio inebriante! Ed ecco anche che talvolta invece è estasi pura la magia di qualcosa che dirompe, sorprende, travolge: qualcosa per il quale non avevamo già acceso i motori del cuore e del corpo…Si scatenano lì, improvvisamente, tutte le nostre pulsioni.
Ma torniamo a bomba, alle attese anzi al piacere delle attese. E alla sospensione, a tempo indeterminato, della possibilità che ciò che aspettiamo diventi realtà.
Questa è la storia di una donna che attende da un tempo che, noi più o meno umani, non possiamo calcolare. Assapora la voglia. Immagina, fa congetture, almanacca con poderosa e capricciosa minuziosità. 
Suscita al principio quasi tenerezza. L’idea che non abbia mai gustato l’agognato piatto induce a indulgenza, quasi stimola un moto di conforto o, addirittura, il proponimento di un aiuto. Ma è una buona predisposizione che si sgretola facilmente. E, anzi, si trasforma nella certezza di intendere le ragioni di quella negazione del destino! La cervellotica creatura, infatti, sfodera armi feroci. Per nulla addomesticata alla delicatezza, al pudore, alla mansuetudine, al rispetto, all’altruismo e pericolosamente avvezza all’egocentrismo e alla grettezza di spirito la donzella esulta dei suoi ghiribizzi, si compiace della perfidia con la quale sotterra la decenza, qualche anima e qualsiasi umana relazione con l’esternazione delle sue chimere, mette in scena le prove generali del suo piacere urtando contro la sensibilità di chiunque…
E’ macchinosa, gioca sporco, sputa veleno, l’inquieta donna che attende il piacere. Non ha pensato a darne, mai. Non ha aperto la porta. E non ha varcato neppure quelle rare porte che si erano generosamente, o arditamente, dischiuse per provare ad offrirle, con l’ospitalità, la possibilità di disfarsi di quei panni untuosi, di quel piglio acido. Adora bussare all’uscio serenamente chiuso di chi nella propria alcova.
Il tempo dell’attesa è esso stesso piacere. Ma c’è da augurare a questa donna di sciogliere con il Campari la tensione logorante di una dimensione vissuta in modo così malvagio e stonato…
Accidenti, temo sia astemia. Un vero disastro.





mercoledì 1 febbraio 2012

Acrobazie e curriculum

Non è solo questione di astuzia un po’ imbrogliona, è storia di ingegno e audacia. E anche, diciamolo, di necessità. Anzi, forse nulla più della necessità stimola la temerarietà e affina l’arte di arrangiarsi. Ma ecco che, mentre chi è a caccia di lavoro si cimenta nell’elaborazione di curriculum da fuoriclasse, le grandi aziende navigano tra le piazze virtuali in cerca di verità sui loro candidati ideali.
Il nostro “profilo internet” è implacabile. Su un blog, su facebook, in qualche forum la nostra personalità è a portata di un click. Altro che portentose qualità confezionate su misura per proporci per qualsiasi ruolo e posto, a declinare le nostre “generalità” è la rete.
Se ci siamo sempre esposti per quello che siamo è impossibile non trapelino inclinazioni, interessi, temperamento nonché una serie infinita di dettagli non trascurabili: il livello culturale, la conoscenza di lingue straniere, la stessa dimestichezza con i mezzi informatici e molto altro ancora, perfino le vacanze preferite, l’amore per gli animali, gli sport più graditi. Balza fuori tutto, volgarità e cialtroneria incluse. Inchiodati alla realtà. Il curriculum, insomma, può davvero diventare solo un racconto di fantasia…
D’altra parte talvolta più di prodigiose prestazioni il curriculum offre disponibilità. Ecco, il bisogno muove a proporsi per qualsiasi lavoro, con tutte le forze, a qualunque condizione. Però anche qui, attenzione, possono valere le impressioni contrarie rilevate dal web. Fingersi volenterosi sopra ogni pretesa regge come vantare chissà quale talento se l’incancellabile scia lasciata in rete depone in senso contrario: la magnifica rete è anche una gabbia. O forse è solo una giusta prova!?
Sull’importanza della reputazione digitale Luigi Centenaro e Tommaso Sorchiotti hanno scritto il libro Personal branding: non l’ho letto ma intuisco che è una lettura da affrontare e consigliare.