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martedì 10 giugno 2014

Roberto Vecchioni: Irene

Questo niente nella mano sono finalmente io
Irene. Una canzone che arriva addosso come un ciclone e porta pure il nostro nome come titolo ammetterete che è quella che si dice una combinazione molto significativa. Quasi inquietante. Che insomma fa un po’ sussultare l’idea che un nome replichi in qualche modo la medesima sorte.
Ogni tanto ci torno. Non solo ad ascoltarla e a pensarci. Anche a scriverne. Forse è una sveglia che ogni tanto suona. O è il lampo di un attimo, quello che vorrei afferrare. Però, caro Vecchioni, pur non avendo coltivato ninfee in un tempo da borghesi e avendo capito gli uomini e le idee, me ne sto ancora con i gufi sulla spalla. Perché ci sono cose dalle quali puoi anche scappare ma ti inseguono e ti raggiungono anche in capo al mondo.
Irene. Quella che deve scegliere chi è. Sempre ammesso possa davvero, scegliere. Può darsi lo sappia, chi è. Può darsi che in cuor suo faccia esattamente il volo dei desideri, quello della sua natura, quello più bello anche. Ma nella realtà è lì, a farsi mangiare gli occhi. O almeno a fingere di lasciarglielo fare.
Difficile capirlo, ancor più accettarlo. Già, talvolta è facile credere che tutti possano decidere la loro vita. Decidere la loro vita, che roba grande…Tragicomico, un pensiero così.
Irene. Che comunque il suo percorso lo fa, un nome, anche fuori dalla rotta del destino. Il punto, caro Roberto Vecchioni, è che non è detto che gli altri se ne accorgano. Ecco tutto. Irene. Quella che corre via ma nessuno lo sa.

Nuda e leggera come solo in silenzio, nascosti, al buio si può essere.
Questo niente nella mano sono finalmente io.

Vedi? In fondo lo intuivi. Niente, per partire da zero. Ma niente è anche per restarci. Con una forma molto alternativa di serenità.   

2 commenti:

  1. Difficile da commentare. Troppo bello e difficile, il tuo brano - musicale, anch'esso. E poi, perché commentare? Qui ci vuole un abbraccio.
    P.

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