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giovedì 28 agosto 2014

L'amico è

L’amico è, l’amico c’è.
Questo è tutto, in verità. Perché ti può pure prendere a schiaffi, se lo crede necessario, ma sta al tuo fianco. Come uno sposo o una sposa, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà. Non ci sono gioie o dolori che lo possano dissuadere. L’amico è, l’amico c’è.
Le altre storie, quelle che tu chiami amicizia, sono pagine d’agenda, che già il diario è troppo emotivo. Incontri, baldorie, feeling precari. Possono essere piacevoli, non vi è dubbio. E talvolta pure interessanti, che le umane conversazioni possono svelare sempre affascinanti dimensioni. Ma sono altro dall’assoluto. Non ne conoscono la profondità dell’ affetto e la straordinaria euforia della complicità.

Ecco, prendi nota. Se qualcuno entrerà nella tua vita come amico lo riconoscerai. Intanto puoi coltivare il desiderio di esserlo. Perché, sai, bisogna che tu faccia la tua parte.

martedì 26 agosto 2014

Con la diversità andateci piano

Evviva le differenze. Che non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo, visto che siamo tutti unici. Eppure la premessa diventa necessaria. Come lo è ribadire la bellezza della libertà che, con il solo limite del rispetto di quella altrui, è ciò che ci fa esprimere l’immenso patrimonio che siamo e abbiamo.
Essere diversi da chi e cosa, dunque?
Dovremmo semplicemente rilassarci nelle nostre impronte esclusive. E, sia ben chiaro, riconoscere quelle altrui. Non è una gara, quella della ‘diversità’.
Che se non siete più adolescenti e andate ancora in giro dicendo che siete anticonformisti, pazzi e irriducibili avete problemi al posto di diversità.
Innanzi tutto la ‘pazzia’ è una cosa seria, molto seria. E voi dimostrate di essere idioti a proclamarvene affetti con tanta leggerezza e senza certificato medico. Quanto al resto lasciate che siano i vostri fatti, non le vostre parole, a dimostrarlo. Quello che si concede a un ragazzino o a una ragazzina, alla naturale ricerca di un’identità, a voi non spetta affatto. Anzi.
Desideriamo adulti quanto più possibile sereni e maturi non signore e signori smaniosi di apparire chissà chi e chissà cosa.
Non ci sono due originali, al massimo buone copie, somiglianze, punti di contatto. Quindi non vi dovrebbe essere affanno, nessuna sgomitata, niente panico da appiattimento. E, più di tutto, bisognerebbe che a muoversi, con grazia, fosse la nostra essenza a nudo, senza il fronzolo della spiegazione della propria identità straordinaria. Ciascuno è fuori dall’ordinario nella precisa misura delle proprie inimitabili caratteristiche. Punto. Non in virtù di ‘pazzie’, per favore.
In verità l’unica ‘pazzia’ è dirsi ‘pazzi’ quando non sappiamo cosa significa, quanto male può fare, quanto delicato possa essere…e, paradossalmente, quanto ordinari possa farci apparire. Già, cari ‘pazzi’ fasulli, a forza di sentirvi usare parole così a casaccio finite per diventare il peggior doppione della peggior specie di umano. Ovvero quello che si dipinge con i tratti di chi non vorrebbe mai conoscere, frequentare, aiutare, amare. Che, per intenderci, non è una persona eccezionale ma solo uno sciocco presuntuoso scarsamente dotato di umanità, sensibilità, senso della misura e della vita.
Ecco, diversi è bello, bellissimo, magnifico.
Fare i diversi è solo un esercizio di intollerabile vanità, stupidità, miseria morale.

Se ancora il concetto non fosse chiaro ci è dato riflettere su un <dettaglio>: per quanto ognuno di noi possa essere un tesoro nell’universo spazio-temporale è un invisibile puntino! 

mercoledì 20 agosto 2014

Certe nonne

dipinto di Antonio Libonati
Certe nonne sono vecchie e malate. Sono di altri tempi e di un’educazione che non pratica tanto le parole dell’affetto. Certe nonne non riempiono di baci i nipoti e non fanno proclami di dedizione. Perdono la memoria e comunque le date importanti le attraversano con una gioia intima, senza fuochi d’artificio.
Siedono in disparte e tengono i pensieri nel cuore.

Certe nonne svelano quello che sono davvero solo davanti al dolore. Lì non si tirano indietro. Lì non hanno più acciacchi. Lì conoscono l’amore. Le trovi pronte a risolvere, lenire, addolcire. Certe nonne danno tutto quello che hanno. Improvvisamente hanno pure le parole. Già, certe nonne sono così. Insostituibili. 

sabato 16 agosto 2014

Brutto e possibile

Non ha gli occhi neri, il sapor mediorientale, la bocca da baciare ma, parafrasando Gianna Nannini, potrebbe essere amore.
Macché. Preferisci quello irraggiungibile e invincibile. Quello che invece di scaldare ustiona. Capita, eccome, donna come sei. Che lo sogni talmente stronzo da poterlo poi urlare. Già. Ti piace ripararti, dopo, in quello sfogo contro il cattivone di turno, quello che sei andata a cercare con il lanternino sfidando tutto e tutti.
Il mondo non è fatto di belli bastardi dentro e brutti dal cuore d’oro. E’ fatto, se mai, di uomini che fanno per te e di uomini che fanno per altre. Tutto qui, talmente semplice che non dovrebbe essere spiegato. Se vuoi il secondo tipo sono delusioni tue, disavventure tue, problemi tuoi per intenderci. Quello che conta è non insultare, a cose fatte. Goditelo per l’attimo che ti concederà e poi chiudi elegantemente e silenziosamente la parentesi, cara donna amica mia.
Aggiungo che dovresti anche, intelligentemente, evitare di dare dello sfigato a quelli del primo tipo. Primo perché sei più sfigata di loro. Secondo perché non si sa mai nella vita…Terzo perché essere indifferente e ingrati ha effetti boomerang spaventosi.

Cara donna amica mia, i sentimenti non hanno lineamenti da macho o personalità da figo da spiaggia. Se le farfalle nello stomaco svolazzano solo per un capriccio estetico puoi serenamente fartene una ragione senza scaricare sull’oggetto dei tuoi desideri chissà quale colpa. 

lunedì 11 agosto 2014

Lettere d'amore

E capì tardi che dentro
quel negozio di tabaccheria
c’era più vita di quanta ce ne fosse
in tutta la sua poesia
e che invece di continuare a tormentarsi
con un mondo assurdo
basterebbe toccare il corpo di una donna,
rispondere a uno sguardo…
e scrivere d’amore
e scrivere d’amore
anche se si fa ridere
anche quando la guardi,
anche mentre la perdi
quello che conta è scrivere
e non avere paura
non aver mai paura
di essere ridicoli
solo chi non ha scritto mai
lettere d’amore
fa veramente ridere
Insuperabile, la freccia poetica di Roberto Vecchioni. Incantevole, essenziale, disarmante. E quanta tristezza, per il tempo che non conosce più lettere d’amore. Per gli amori consumati senza ridere. Per le lacrime versate su una dolcezza evanescente. Per tanta, troppa, scabrosa crudezza.
Che la poesia è ancora lì. Sul corpo degli uomini e delle donne, negli sguardi, tra le parole. Aspetta solo di essere colta. Di regalare un sorriso. Di accelerare i battiti del cuore.

Già, fottuta paura di essere ridicoli, romantici o, semplicemente, veri. Magari di svelarsi, di apparire debole, di soffrire. E, nella paura, smettiamo di vivere l’una e l’altra, la poesia e l’amore. E pensare che ci farebbero ridere, ridere, ridere. Di gioia e meraviglia, di godimento e di euforia.