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domenica 26 novembre 2017

Il ritratto: Gino Fedele, pizzaiolo

La pizza è una cosa seria, molto seria. La pizza è un piacere dell’anima. E non esagero. È qualità, tradizione, gusto. È la ‘semplicità’ che piace a tutti, che parla di buona tavola, di genuinità, di arte e cultura.
In effetti la pizza ha storia e fascino da vendere. Ma…deve essere buona!

Semplice non vuol dire facile. La maestria del pizzaiolo, al di là degli ottimi ingredienti, è essenziale. E nella maestria risiede innanzi tutto il rispetto. Delle radici, dei tempi, delle modalità. E poi passione e tanto, tanto lavoro.
Devi amarla, la pizza, perché chi la mangi se ne innamori…
E questo credo sia il caso di Gino Fedele, pizzaiolo de La Torre di Cameri (NO). Un ragazzo armato di entusiasmo, continuamente in aggiornamento. Uno che vuole fare la pizza napoletana e non un surrogato.
Questione di farina, impasto, tempi di lievitazione, cottura. Intorno alla pizza ci sono le regole del cuore come nella cucina d’eccellenza. Lui e la squadra al forno vogliono il top e offrono il top.
Con abnegazione, con grinta, con grazia.

Da Gino Fedele mangio una pizza che è una delizia e, oltre al palato, faccio godere anche il cervello. Sì, un giovane così tanto intensamente coinvolto dal mestiere e dalla gioia di rincorrere la soddisfazione che corre di bocca in bocca non è, purtroppo, così comune. Mi mette allegria.
Complimenti, Gino. Complimenti davvero.
Meriti di crescere, di diventare sempre più popolare. E ce la farai.

Vorrei avere un megafono, far arrivare la notizia in ogni dove: andate a provarla, la pizza di Gino Fedele a La Torre di Cameri (NO)! Mi darete ragione, sicuramente.

giovedì 23 novembre 2017

Stupro a pagamento

«Questo è di sicuro il libro migliore, più personale, profondo e lucido che sia mai stato scritto sulla prostituzione. Una prova inconfutabile del perché non dovrebbe mai essere regolamentata» - Jane Fonda

Quello di Rachel Moran è un libro choc, destinato a far discutere, riflettere, dividere. Lei, ex prostituta, oggi autrice, giornalista e attivista contro la prostituzione, scrive un memoir di dolore, rabbia, umiliazione, che squarcia il velo sul sesso a pagamento.
Secondo Rachel gli uomini pagando mettono in pace la coscienza ma alle donne non piace mai, l’incontro carnale fuori dalle autentiche scelte e dai sentimenti è sempre vissuto come una gigantesca violenza.

La sua è una storia drammatica, una storia che la conduce alla strada in condizioni estreme. Possiamo immaginare non sia sempre così? Possiamo credere ci siano donne che liberamente abbracciano la professione più antica del mondo?
Difficile rispondere.
Certamente l’idea degli incontri erotici che non sappiamo consenzienti è da autentico brivido di orrore. Che a generare consenso e piacere siano i soldi è tutto da dimostrare. E non possono che farlo le voci delle protagoniste come Rachel Moran.
L’approfondimento possiamo aspettarlo dalle conferme o dalle smentite di donne prostitute. A noi lettori e lettrici non resta che pensare faccia almeno bene questo grido forte per accendere i riflettori. Indagare nella natura umana, nel pensiero di ciascuno, nei più o meno reconditi meandri dei percorsi individuali e delle occasioni dell’esistenza è un’operazione immane, delicata e difficile… Eppure bisogna provarci. Provarci, ben inteso, predisponendoci ad accettare qualsiasi ‘verdetto’. E quindi senza moralismi e senza pregiudizi. Nel rispetto, se fosse, di chi dallo <stupro a pagamento> non si sente trafitta.

Per Rachel Moran nella prostituzione la donna è sempre succube. È così per tutte le escort? Ci sono uomini che nel meretricio più che il godimento del sopruso cercano un contatto, un’intimità più tenera e dignitosa?


Naturalmente, mentre meditiamo, infiliamo nel mirino di osservazione pure i gigolò e le donne che cercano la loro compagnia.

martedì 14 novembre 2017

Scarlett Johansson di Stefano Bruno

Spesso penso ci affligga una grave carenza di passione.
Non dubito continui ad assisterci l’infinita chance della creatività (ben diceva il grande Einstein “la logica ti porta da A a B, l’immaginazione ti porta ovunque”), trovo si disperda in mille inconsistenti rivoli, non venga valorizzata e indirizzata a qualcosa che lasci il segno, non sia colta in tutta la sua energia verso un risultato. E, badate bene, non intendo un traguardo arrivati al quale sedersi beati ma una continua aspirazione, una brama gentile e laboriosa, uno stimolo ardente e tenace.

Ecco, dai traballanti trampoli dei miei 53 anni mi accorgo di guardare molte volte i giovani con una sorta di lieve ansia, di tristezza, di preoccupazione. Ne colgo un deficit di entusiasmo e di carica, di amore, di tensione. Io la chiamo passione quella cosa che porta la creatività a realizzare bellezze, utilità, novità, bontà.

E allora davanti a Scarlett Johansson di Stefano Bruno, un disegno che fa appena l’occhiolino sull’home page di facebook, faccio un salto e sorrido. Esulto!
Non basta congratularsi, neanche serve forse.
Bisogna esserne contenti. Capire che c’è ancora qualcosa che pulsa e si esprime.
Mica sono un’esperta. Sono solo un’osservatrice e, nel portrait di Scarlett Johansson realizzato da Stefano Bruno, scorgo bravura ma soprattutto pazienza, grinta, dedizione.
Per me sono parole e valori bellissimi. Speranze, orizzonti, possibilità.
Queste sono emozioni. E le emozioni sono il motore del mondo, della vita, del pensiero.
Mi spiace. Mi spiace che il mio parere non possa consacrare l’arte e impalmare un ragazzo al palcoscenico degli artisti. Del resto neanche credo sia questo, il punto vero. Se Stefano Bruno ha la passione, quella autentica, farà la sua meravigliosa strada. Il punto che mi sta cuore è essermi fermata un attimo e aver scritto queste righe. È un piacere. È un dovere. È la prova che possiamo non essere insensibili e indifferenti, che abbiamo sempre voglia e bisogno di riconoscere quello che merita di essere riconosciuto.

mercoledì 8 novembre 2017

Madness alla GulliArte di Savona

Madness (Follia) è uno spettacolo di teatro danza che andrà in scena sabato 25 novembre alla Galleria GulliArte di Savona alle 17.30 in occasione del Finissage della Mostra di pittura e ceramica "Elogio della Follia" di Elde/ Saba Telli.
Una speciale iniziativa frutto dell'apertura artistica di Antonella Gulli che mescola le rappresentazioni offrendo al visitatore variegate occasioni di ampio respiro. Quando si conclude la mostra di Elde/Saba Telli, l'ideale percorso del pubblico nei meandri della cultura contemporanea si apre infatti sulle danze di Madness.
Samuela
Per la regia e la coreografia di Samuela Buzzetti, con il clarinetto della musicista savonese Monica Firpo, Samuela e Veronica Buzzetti danzeranno Madness.
E' una riflessione, Madness. Forse addirittura un grido di allarme. Il balletto interpreta infatti quella che Samuela e Veronica definiscono 'follia' sociale e culturale dei nostri anni: <lo spaccato di una realtà globalizzata e iperconnessa dove paradossalmente esplodono problemi di comunicazione e relazione, dove regnano ipocrisie e forzature, dove è faticoso per ogni persona esprimere la propria identità autentica>.
Veronica
Un mondo di apparenze che Samuela e Veronica Buzzetti provano a infrangere. L'idea è scuotere, sensibilizzare l'animo dei singoli, fare luce su un disagio sotterraneo dilagante. L'altra aspirazione è comune a molti artisti: far vivere l'arte, suscitare emozioni, svegliare torpori e osare percorsi originali e alternativi. Hanno scelto per i prossimi appuntamenti di Madness luoghi di nicchia, posti raccolti, piccole oasi intime, proprio per mettere in risalto il loro piccolo grande lavoro di umana ricerca.

L'atmosfera sottolineata dagli intermezzi da solista di Monica Firpo promette di essere profonda e coinvolgente e Madness spiccherà il volo.
Non è previsto un prezzo, ma un'offerta libera. Questo conferma l'ispirazione di spettacolo di raccolta, di condivisione: un momento da assaporare.